Quinto Martini (Seano, 31 ottobre 1908 – Firenze, 9 novembre 1990), è stato uno scultore, pittore e poeta italiano.
Di umili origini e pressoché autodidatta, nel 1926 si presenta ad Ardengo Soffici il quale, viste le potenzialità del giovane, ne diventa mentore e mecenate intellettuale. Gli insegna le tecniche artistiche e la cura nel disegno e nel 1927 lo introduce al pubblico nella prima Mostra della Galleria “Il Selvaggio”. Tale evento rappresenterà per Martini il suo ingresso nella vita culturale ed artistica fiorentina.
Martini si dedicò sia alla pittura ma soprattutto alla scultura, partecipando alle maggiori manifestazioni artistiche italiane fra le quali diverse edizioni della Biennale di Venezia e della Quadriennale Romana.
Tra le sue numerose opere particolare rilievo avrà la ritrattistica scultorea che espresse in vari materiali come la terracotta, il gesso ed il bronzo.
Da sempre appassionato anche alla tematica della pioggia, Martini trovò nell’Alluvione di Firenze del 1966 fonte di grande ispirazione per alcune sue opere.
Oltre alle Mostre personali, partecipò a numerose Collettive sia in Italia che all’estero. Nel 1960 ottenne la Cattedra di Scultura presso l‘Accademia di Belle Arti di Firenze dove insegnò fino a tutti gli anni ’70.
Degna di menzione anche la sua produzione poetica. Infatti, durante gli anni passati a Torino (1928-29) per il servizio di leva, Martini conosce letterati come Cesare Pavese e Carlo Levi. Soprattutto con quest’ultimo stringerà un rapporto di grande amicizia. Negli anni’50 le sue poesie e i diversi racconti da lui scritti vennero pubblicati su “Il Nuovo Corriere di Firenze”. Fu anche autore di un romanzo dal titolo “I giorni sono lunghi”, pubblicato nel 1957 con prefazione di Levi, nel quale racconta la sua prigionia ed anche quella del fratello durante la II guerra mondiale.
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